La luce si fa arte con le opere di Carlo Bernardini

La luce diventa opera d’arte. Fort Fibre Ottiche ha collaborato per la realizzazione di una nuova opera luminosa di Carlo Bernardini, in un’installazione a cura di Fabio Migliorati, fino al 5 febbraio 2023 nello Spazio Sugar di Palazzo Lambardi, ad Arezzo.

La città toscana conosce Carlo Bernardini per avere illuminato piazza Libertà durante Icastica II, quando geometrizzò lo spazio tra il Palazzo del Comune e il Palazzo della Provincia con un immenso solido tracciato in fibra ottica, sempre fornito da Fort Fibre Ottiche.

In questa nuova installazione, Fort Fibre Ottiche ha fornito gli illuminatori Power 80 oltre alla fibra ottica in PMMA. Grazie a uno studio ottico dedicato e personalizzato, l’illuminatore fa confluire tutto il flusso luminoso nella fibra ottica in maniera netta e definita, creando forme ottiche suggestive e di grande impatto scenico.

L’allestimento, presso lo Spazio Sugar, presenta una selezione di alcune delle opere scultoree di Carlo Bernardini, nella cui ricerca visiva, basata sul concetto di trasformazione percettiva, la luce crea un disegno nello spazio, un disegno che cambia secondo i punti di vista e gli spostamenti dello spettatore, ma soprattutto un disegno che consente d’immaginare un certo “oltre liminale”. Le sue sculture sono infatti spazi mentali, apparentemente incorporei, in cui proprio il disegno di luce modifica la percezione dell’ambiente, tracciando con la fibra ottica ipotetiche dimensioni invisibili nello spazio ma visibili non soltanto nella mente ma nella materia.

«Attraverso le sue intensissime installazioni – commenta Fabio Migliorati -, Bernardini ha sempre mirato a una riconfigurazione dei luoghi per una nuova architettura: le sculture sono concepite come spazi di luce cristallizzata, i cui materiali, acciaio inox e fibra ottica, si compenetrano in un gioco di ruoli, tra luce e buio».

L’opera di Carlo Bernardini induce, secondo il critico d’arte aretino, «una prassi della dilatazione luminosa, in questo senso animata: tutto rallenta tramite la visione che la sua tecnica produce. È uno strano prolungamento fisico delle cose, ma non per straniamento, bensì per una sorta di viaggio lenticolare nella materia ottica, nella trama della visione considerata però naturale, anzi naturalissima».


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